Stats Tweet

Mirabeau, Honoré Gabriel di Riqueti conte di.

Scrittore e uomo politico francese. Figlio di Victor, entrò nell'esercito nel 1767, combattendo come volontario nella spedizione di Corsica (1769). Nel 1770 lasciò l'esercito e si recò a Parigi, dove contrasse tanti debiti che il padre con una lettre de cachet lo fece confinare prima nel castello di M., poi nella città di Manosque, e nel castello d'If. Durante questo periodo di isolamento M. scrisse l'Essai sur le dispotisme (1775), primo abbozzo della sua concezione costituzionale dello Stato. Fuggì in Svizzera e poi in Olanda, ma il Governo francese ottenne l'estradizione del fuggiasco, per cui M. fu arrestato e ricondotto in Francia nel 1777; rinchiuso a Vincennes, vi rimase fino al 1780. Nel 1782 M. pubblicò il suo credo politico, il saggio Des lettres de cachet et des prisons d'Etat, nel quale riecheggia in parte le dottrine di Montesquieu e di Rousseau. Tra il 1784 e il 1785 uscirono le Considérations sur l'Ordre de Cincinnatus. Dopo aver invano tentato di entrare nella diplomazia, fu inviato per qualche mese in Prussia nel 1786, incaricato di una missione segreta a Berlino; le note su questo periodo furono condensate in un saggio dal titolo De la monarchie prussienne née sous Fréderic le Grand (1788) e in un'opera postuma e anonima, dal titolo Histoire secrète de la Cour de Berlin (1789). Il 23 dicembre 1788 presentò al ministro Montmorin il piano di una Costituzione per salvare il Paese dalla rivoluzione incombente. Il 3 febbraio 1789 M. pubblicò un opuscolo, in cui fissò alcuni principi che non avrebbe più abbandonato: la rivoluzione degli spiriti era, secondo lui, già scoppiata e nessuna forza poteva più arrestarne il corso; gli abusi dell'assolutismo e degli ordini privilegiati erano stati in passato troppi e troppo numerosi. Eletto per il Terzo Stato a Marsiglia e ad Aix, nelle settimane che videro la trasformazione degli Stati Generali in Assemblea Nazionale Costituente, di fronte a un corpo legislativo esaltato e inesperto, egli sostenne la prassi di una condotta legale e graduata, la sola suscettibile di ottenere l'assenso reale. La monarchia stessa doveva mettersi alla testa della rivoluzione, nulla tentando contro l'Assemblea, anzi, con una manovra abile e tenace, doveva appunto venire incontro alle esigenze dell'Assemblea e della capitale. Gli occorreva l'adesione di Luigi XVI. Entrato in rapporto con il sovrano nella primavera del 1790, si impegnò a servire monarca e Paese con parole di alta dignità, ma rivendicò la più ampia libertà d'azione nell'Assemblea e fuori. Battendosi su due fronti, contro l'anarchia e contro l'assolutismo, M. sostenne ora i diritti dell'Assemblea, ora quelli del re, cui a un certo momento consigliò una sorta di controrivoluzione. Dopo il trasferimento della corte da Versailles a Parigi, infatti, Luigi XVI incominciò a chiedere consigli a M., ed egli preparò una serie di note segrete in cui suggeriva al sovrano di ritirarsi in una città di provincia, convocare una grande convenzione e riconoscere lealmente la validità delle riforme da essa varate, in primo luogo l'abolizione dell'assolutismo e del feudalesimo, così da stabilire un nuovo rapporto tra la monarchia e il popolo. Quello di M. era insomma il progetto di una monarchia costituzionale, che egli caldeggiava nella convinzione che questa fosse l'unica via di salvezza per la Francia, ancora fedele al re ma decisa ormai a difendere i diritti acquisiti. La corte tuttavia diffidava, e l'ostilità di Maria Antonietta rese Luigi XVI riluttante ad accogliere le proposte del suo consigliere, mentre i circoli parigini, specialmente il club dei giacobini, di cui M. faceva parte, tenevano prigioniera l'Assemblea. Il tentativo di M. si fece disperato, come apparve nel discorso tenuto al club dei giacobini del 28 febbraio 1791, uno degli ultimi e dei più importanti di questo oratore. La morte lo colse improvvisamente in aprile e le sue spoglie furono deposte nel Panthéon. Tuttavia l'anno seguente, quando fu scoperta la sua collaborazione con il re per il ritrovamento delle note segrete che M. aveva inviato al sovrano, i sui resti vennero trasferiti alle Tuileries (Le Bignon, Provenza 1749 - Parigi 1791).